L’ ictus cerebrale è una malattia neurologica molto frequente, che può avere un esito nefasto e comporta notevoli conseguenze per le persone che ne sono colpite. È molto importante quindi conoscere i fattori di rischio e riuscire a prevenirla.
L’ictus si verifica quando il cervello non riceve più sangue a causa della chiusura o della rottura di un’arteria (in questo caso di definisce ischemico o ischemia cerebrale ) oppure quando viene inondato dal sangue di un’arteria che si è rotta (in questo caso, si parla invece di ictus emorragico ).
L’ischemia cerebrale è pari all’85% dei casi totali di ictus e determina la morte delle cellule che non ricevono più il sangue. La chiusura dell’arteria è in genere determinata da un coagulo che si forma sull’arteria stessa oppure che proviene dal cuore o da altre arterie che portano il sangue al cervello. In entrambi i casi, i coaguli sono spesso determinati dalla presenza di placche arteriosclerotiche sulle pareti delle arterie stesse.
Nel caso dell’ictus emorragico, che copre il restante 15% dei casi, si ha un’emorragia cerebrale, ovvero la rottura di un’arteria che porta il sangue al cervello. Generalmente la causa è da ascrivere alla pressione arteriosa troppo alta.
Per l’ictus cerebrale, come per quasi tutte le patologie, esistono dei fattori di rischio . Alcuni non sono modificabili, perché riguardano l’ età (l’incidenza è maggiore oltre i 55 anni), il sesso (gli uomini sono più a rischio delle donne), la predisposizione genetica (se in famiglia ci sono casi di ictus, infarto o attacchi ischemici transitori, detti TIA, la probabilità aumenta), il peso alla nascita e l’ etnia (africanoamericani, asiatici e caraibici sono più a rischio).
La buona notizia, però, è che molti fattori di rischio sono controllabili e si può intervenire attraverso comportamenti adeguati. I principali sono:
In quasi tutti i casi citati, un’opportuna correzione del proprio stile di vita , con un’alimentazione povera di grassi e di zuccheri, un’adeguata attività fisica ed un controllo del peso costante, rappresenta una effettiva riduzione del rischio. A ciò si aggiungono, naturalmente, l’interruzione di abitudini malsane, come il fumo o l’abuso di alcool, il controllo di fattori esterni, come lo stress, e la cura di patologie correlate, come malattie cardiovascolari e diabete.
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